Cucina

Come distinguere le varie tipologie di vini

Le tipologie di vini che bisogna considerare non sono troppo numerose, eppure molte persone ancora oggi si confondono in merito. Sulle etichette ci sono spesso vari simboli, termini e acronimi che potrebbero far andare in confusione chiunque. La realtà è che le principali varietà di vini sono solo quattro: DOC, DOCG, IGP e IGT. Si differenziano tra loro in varie cose e, se non sai quali, prova a leggere la nostra guida sull’argomento. Troverai tutte le informazioni che ti potrebbero essere utili.

Cosa sono i vini DOC

Innanzitutto bisogna ricordarsi dei vini a Denominazione di Origine Controllata (cioè DOC). Tale denominazione viene data a tutti i vini che hanno dimostrato di possedere un’altissima qualità e sono riusciti a mantenere l’etichetta IGT per almeno cinque anni di fila.

Il vino doc, inoltre, deve dimostrare il suo legame al territorio di produzione rispettando la relativa disciplinare. Questi prodotti, per poter ottenere la classificazione DOC, devono rispettare una valutazione da parte di un gruppo di esperti. Non solo, queste bevande vengono controllate anche successivamente all’assegnazione della denominazione DOC.

Cosa sono i vini IGP

È opportuno non dimenticare tutto ciò che concerne i vini IGP. Si tratta di tutti quei vini la cui qualità viene determinata sia dal prodotto stesso che da una particolare origine geografica. Affinché un prodotto possa avere l’acronimo IGP, almeno una delle varie fasi produttive deve avvenire proprio sul territorio di destinazione.

Se questo requisito minimo non viene rispettato, diventa impossibile per un brand apportare l’acronimo IGP su un proprio vino.

Bisogna comunque dire che non si tratta dell’acronimo maggiormente apprezzato e quello ricercato, ma è comunque in grado di dimostrare che il vino è stato realizzato con tutte le attenzioni del caso.

I vini IGT: cosa sono?

IGT sta per Indicazione Geografica Tipica. Tali vini spesso prendono il nome dalla zona geografica in cui vengono realizzati almeno per l’85%. Si tratta, quindi, di una specie di evoluzione dell’acronimo precedente, in quanto la denominazione IGT comporta la necessità di rispettare una percentuale di produzione sul territorio molto ampia.

Non solo, bisogna anche rispettare una procedura di produzione molto dettagliata. In questo modo si rispettano le normative europee in merito. Resta comunque l’obbligo di specificare quale azienda si è occupata della produzione, il territorio su cui il vino è stato realizzato, l’annata e il colore.

Cosa sono i vini DOCG

L’acronimo DOCG sta per Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Questo acronimo viene riservato unicamente a quei vini che sono rimasti per almeno dieci anni tra le fila dei vini DOC. Per questo possono dimostrare di avere un lungo e consolidato prestigio.

Tali vini sono spesso riconosciuti come quelli pregiati anche dopo un’attenta valutazione sensoriale. Non basta semplicemente ottenere la denominazione DOCG: bisogna anche riuscire a mantenerla.

Su tutti i vini di questo genere vengono eseguiti vari controlli durante tutte le fasi. Le commissioni degli esperti si occupano non solo di valutare l’intero processo produttivo, ma anche l’aspetto sensoriale del vino. Qualora quest’ultimo non soddisfacesse alcune caratteristiche, il prodotto potrebbe perdere la denominazione DOCG e tornare a essere DOC.

Close